Creme solari inaffidabili: la ricerca di Altroconsumo

Parliamo di creme solari inaffidabili perché una recente indagine condotta da Altroconsumo ha scatenato una vera e propria bufera.

Secondo la ricerca, infatti, non tutti i prodotti che promettono di proteggere la nostra pelle dalle scottature possono garantire questo risultato. Vediamo insieme i dettagli.

Le creme solari sono inaffidabili? La ricerca di Altroconsumo

Come detto parliamo di una recente indagine che, nel giro di pochissimo tempo, ha scatenato non poche polemiche.

Secondo i risultati di questa ricerca, infatti, non tutte le creme solari garantiscono il grado di protezione che promettono. Sembra, infatti, che due prodotti su 16 analizzati non rispettino le promesse.

Ma facciamo un passo indietro e parliamo del fattore di protezione. Ogni crema ha un proprio fattore di protezione, a seconda di quanto vogliamo proteggere la nostra pelle.

Esistono creme da protezione 10, 20, 50 e così via. Questa fattore, come il nome suggerisce, indica il nostro grado di protezione. In pratica se ci spalmiamo una crema protezione 20 e ci scottiamo lo stesso, la nostra scottatura sarà venti volte inferiore a quella che avremmo avuto senza la crema stessa.

Si tratta quindi di un bel vantaggio e sicuramente di un certo tipo di promesse che, in teoria, ognuno di noi prende per buono.

Secondo Altroconsumo , però, esistono alcune creme solari che possono ritenersi inaffidabili,specie  due prodotti in particolare, di cui tra l’altro è stato anche richiesto l’immediato prelievo dal mercato.

Parliamo di delle creme Rilastin e Isdin che, sebbene promettano un fattore di protezione 50, sempre secondo Altroconsumo, in realtà garantiscono una protezione di 20.9 la prima e 16.5 la seconda.

Insomma, una bella differenza. Ovviamente le due aziende si sono difese, dichiarando che si tratti di errori nei test effettuati, infatti, rassicurano che i test  hanno avuto esiti   regolari  e certificano la qualità dei loro prodotti.

Chi ha ragione, quindi? Difficile dirlo. Nel frattempo, però, la questione è stata rimandata al Ministero della Salute che dovrà provvedere a valutare e scoprire la verità.